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4 ottobre 2018

Ddl Spazzacorrotti: cosa prevede e cosa manca

L'analisi di Riparte il futuro sul testo presentato alla Camera, che accoglie alcune delle proposte fatte al ministro Bonafede tra cui i pentiti di corruzione

Foto dell’autore Salvatore Papa

Lettura 12 min • Inizia la discussione
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Arriva alla Camera il disegno di legge “Spazzacorrotti”. Daspo per i corrotti, agenti sotto copertura e pentiti di corruzione le novità più rilevanti in tema di contrasto alle tangenti.

Chi ci ha seguiti nel periodo estivo (la corruzione non va in vacanza sic!) sa che siamo stati ricevuti dal ministro della giustizia Alfonso Bonafede per offrire il nostro punto di vista sul pacchetto di riforme dedicato alla lotta alla corruzione. Quella sui pentiti di corruzione era proprio una delle proposte che abbiamo portato al tavolo di discussione!

Nel dettaglio, la prima parte del ddl modifica una serie di disposizioni del codice penale e di procedura penale, oltre ad intervenire su alcune norme del nostro ordinamento, tutte legate ai reati di corruzione. Nella seconda, dedicata alla trasparenza dei partiti e dei movimenti politici, trovano ascolto alcune delle battaglie che combattiamo da sempre: quella sul finanziamento della politica e quella sulla trasparenza delle candidature, che è parte integrante della storia di Riparte il futuro.

Nel complesso, il ddl ha il merito di provare a introdurre importanti novità, potenzia ulteriormente gli strumenti repressivi e aumenta il grado di trasparenza del finanziamento della politica. Ma ci saremmo aspettati altrettanta attenzione ai temi preventivi, come ad esempio il problema dei beni confiscati. E rimane un grande nodo irrisolto: la riforma del processo penale e della prescrizione.

Scopriamo insieme tutte le misure anticorruzione proposte dal ddl e anche cosa manca.

Il Daspo per i corrotti

Il cavallo di battaglia del ddl è il Daspo, che comporta l’aggravamento delle sanzioni accessorie dell’interdizione dai pubblici uffici e dell’incapacità di contrattare con la Pubblica amministrazione. In parole povere il Daspo impedirebbe ai condannati in via definitiva per corruzione di avere a che fare con la Pa per un determinato periodo di tempo o per sempre.

In ogni caso, la sua durata non potrà essere inferiore a cinque anni e arrivare sino al divieto in perpetuo nel caso di condanna a una pena superiore ai due anni di reclusione.

Niente più sconti automatici per chi patteggia o ha la condizionale, mentre per  l’estinzione della pena, in caso di buona condotta, il termine è di 12 anni.

Agenti sotto copertura

Il dibattito sull’introduzione dell’agente provocatore, cioè di colui che interviene in una determinata situazione o relazione, determinando (appunto provocando) la commissione del reato, è sempre stato acceso. Anche noi avevamo mostrato delle perplessità sull’introduzione di una figura, che, a nostro avviso, facilmente si presta ad abusi di potere.
Nel testo troviamo invece, l’introduzione dell’agente sotto copertura, figura già utilizzata nelle indagini di mafia e terrorismo; un agente che quindi si limita a osservare e raccogliere prove. Potrà infiltrarsi, stare al fianco dei criminali e simulare la disponibilità a commettere reati, a una condizione però: che i  reati siano già avvenuti o liberamente ideati e pianificati.

Pentiti di corruzione

Come dicevamo è  stata inoltre ascoltata la nostra proposta di introdurre una causa speciale di non punibilità, nel caso di volontaria, tempestiva e fattiva collaborazione alle indagini su reati corruzione. Il “pentito di corruzione” dovrà fornire indicazioni utili per assicurare la prova del reato e per individuare gli altri responsabili. Il beneficio sarà riconosciuto esclusivamente per chi collabora prima dell’apertura delle indagini a suo carico, ed entro sei mesi dalla commissione del fatto, inoltre, nel medesimo termine, dovrà anche avvenire la restituzione della somma maltolta.

I collaboratori di giustizia sono lo strumento con il quale è possibile minare la fiducia del patto corruttivo, patto sui cui poggiano i sistemi criminali più radicati e feroci.

Altre misure penali

Tra le altre novità del provvedimento troviamo anche l’aumento della pena per il delitto di corruzione per atti di ufficio (da tre a otto anni), l’assorbimento delle condotte di millantato credito nel reato di traffico di influenze illecite (con un aggravamento da uno a quattro anni e mezzo). Confermata anche la Confisca dei beni ai corrotti anche in caso di amnistia e prescrizione se intervenuta dopo il primo grado di giudizio.

Trasparenza e controllo dei partiti e movimenti politici

Ad oggi le disposizioni riguardanti la trasparenza e l’indipendenza delle forze politiche sono praticamente inefficaci
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Su questo tema la nostra battaglia è cominciata diverso tempo fa e a più riprese abbiamo tentato di evidenziare i limiti dell’attuale legislazione sul finanziamento della politica  a fronte all’importante passaggio dal finanziamento pubblico a quello privato. Ad oggi le disposizioni riguardanti la trasparenza e l’indipendenza delle forze politiche sono praticamente inefficaci. 

Infatti, il vuoto normativo lasciato, in primis, dalla mancata approvazione dei decreti attuativi della legge del 2014, ha permesso ai partiti di ricevere finanziamenti dai privati in modo del tutto opaco.

Nello Spazzacorrotti è sancito il divieto per i partiti di accettare i contributi da soggetti che non diano il consenso a rendere pubblica  la propria identità, l’entità e la data dell’erogazione. Tutte le somme ricevute dovranno inoltre essere annotate in un registro (vidimato da un notaio) e pubblicate sul sito internet del partito. Scompare, quindi, la possibilità che i finanziatori restino occulti.

Il testo presta attenzione  anche a un elemento del tutto trascurato finora: Il finanziamento da parte di altri Stati o società straniere.
In un contesto internazionale dove sempre più spesso emerge un attivismo dei regimi illiberali nel condizionare la linea politica dei partiti, la soluzione adottata per far fronte al rischio è di impedire qualsiasi forma di contribuzione diretta o indiretta da parte di Stati e società straniere.

E ancora: il ddl prevede limiti più stringenti sulla rendicontazione dei finanziamenti ricevuti, con l’obbligo di pubblicare, entro trenta giorni dalla ricezione, tutti quelli superiori a 500 euro annui, inoltre tutto ciò che i partiti ricevono può essere utilizzato esclusivamente per attività connesse alla realizzazione degli obiettivi previsti dallo statuto.

Pesanti le sanzioni per chi non rispetta le disposizioni: da tre a cinque volte l’importo del vantaggio economico ottenuto, nel caso dei contributi vietati e  non inferiore alla metà e non superiore al doppio, se le somme ricevute sono annotate o versate in ritardo.

Il tema delle fondazioni

Un ruolo sempre più centrale nel finanziamento dei partiti lo hanno assunto le fondazioni e associazioni collegate alla politica. Interessante quindi il tentativo di regolamentare il fenomeno, anche attraverso una ridefinizione di questi enti.  

Saranno considerati fondazioni politiche  tutti gli enti che vedono presenti negli organismi direttivi esponenti di partito (compresi ex parlamentari e membri  del governo che abbiano ricoperto incarichi negli ultimi 10 anni) e di quelli che contribuiscono con cifre superiori a euro 5.000. In questi casi alle fondazioni e alle associazioni sono estesi gli obblighi relativi alla trasparenza e alla pubblicità degli statuti e dei bilanci riservati ai partiti e ai movimenti politici.

Trasparenza delle candidature

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Con la campagna #CandidatiTrasparenti, Insieme a oltre 50.000 cittadini chiediamo a tutti i parlamentari di approvare una legge sulla trasparenza delle candidature. Ad oggi infatti non conosciamo le competenze dei candidati, i ruoli e gli incarichi che ricoprono, i loro potenziali conflitti di interessi, se hanno condanne o processi in corso, nemmeno chi finanzia la loro campagna elettorale.

Il tentativo del governo va proprio in questa direzione imponendo a tutte le forze politiche di pubblicare, in occasione delle competizioni elettorali,  il curriculum vitae e il certificato penale dei candidati. Il tutto sui relativi siti web dei partiti anche senza il consenso espresso dei candidati. Aspra la sanzione nel caso di violazione degli obblighi di pubblicazione, da euro 12.000 a euro 120.000.

Conoscere le sole condanne, però, non mette l’elettore al sicuro dai cosiddetti “impresentabili”, e rimane forte il rischio di non obbligare alla trasparenza quei candidati indagati per reati anche gravi, o addirittura considerati vicini alle mafie.

Non pervenuti conflitto di interessi e finanziamenti in campagna elettorale 

Cosa manca nello Spazzacorrotti? Relativamente all'ultimo punto, la nostra proposta al governo comprendeva l’obbligo per i candidati, di pubblicare un'autodichiarazione sui potenziali conflitti di interessi personali o familiari, per sapere in che ambiti un loro interesse privato potrebbe entrare in conflitto con le decisioni pubbliche. Inoltre chiedevamo che fossero dichiarati i finanziamenti ricevuti durante la campagna elettorale, anticipandone l'obbligo di pubblicazione nel periodo elettorale.

Le nostre indicazioni, più stringenti, potrebbero garantire un maggiore grado di trasparenza, necessario per una scelta più informata e consapevole da parte dell’elettore. Ma ad ora non sono state previste.

Mancanze sul lato della prevenzione

Un’altra proposta che avevamo fatto al governo era di usare una percentuale dei beni confiscati ai corrotti per creare un fondo destinato alla promozione della cultura della legalità e della partecipazione civica. Ma anche questa non è stata presa in considerazione.

Giusto aumentare le pene per i corrotti, ma non basta! La lotta alla corruzione è una battaglia che va vinta non solo nelle aule di tribunale
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Giusto aumentare le pene per i corrotti, ma non basta! La lotta alla corruzione è una battaglia che va vinta non solo nelle aule di tribunale, ma tutti i giorni tra i cittadini, rafforzando la fiducia nelle istituzioni e il rispetto delle regole.

E resta un grandissimo nodo irrisolto: In Italia è difficile, talvolta impossibile, assicurare i colpevoli di corruzione alla giustizia perché i tempi lunghissimi dei tribunali sono quasi  proverbiali. Soprattutto per i reati dei cosiddetti “colletti bianchi”: il problema non è l’inadeguatezza delle sanzioni ma la certezza della pena. Dunque c’è ancora un estremo bisogno di una vera riforma del processo penale e della prescrizione.

Ci auguriamo, come più volte dichiarato dal governo, che ci si metta subito al lavoro. Noi, come sempre, siamo pronti a dare il nostro contributo.

 

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  • Ddl Spazza Corrotti
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