
28 febbraio 2014

Disoccupazione "allucinante" secondo Renzi, quasi la metà dei giovani senza lavoro
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“Allucinante, subito il Jobs Act”. Parola di premier, parola di Matteo Renzi che oggi twitta: "La disoccupazione è al 12,9%. Cifra allucinante, la più alta da 35 anni”. Il tasso di disoccupazione diffuso oggi dall’Istat è davvero da record: nel gennaio 2014 si è toccato il livello più alto dal lontano 1977. Record anche per la disoccupazione giovanile, che arriva al 42,4%.
Un dramma nei fatti e nei numeri. È la crisi? Sì, certo. Sono ancora i numeri a dirlo, snocciolati dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori: negli ultimi tre anni la contrazione dei consumi delle famiglie toccherà il -9,2%. Una caduta della spesa di 65,4 miliardi di euro, centesimo più, centesimo meno.
È la crisi, certo, in salsa tutta italiana: una congiuntura economica negativa globale che si inserisce in un contesto malato. La Corte dei Conti stima che la corruzione costa all’Italia 60 miliardi di euro l’anno, ma si tratta di una quantificazione sommaria. Non solo: si tratta di reati che restano per lo più impuniti grazie all'inesorabile arrivo della prescrizione.
I capitali stranieri non arrivano (e quelli nazionali, in verità, espatriano). E a scomparire, sempre più, sono anche le opportunità di investimento, quindi di sviluppo e innovazione. La traduzione è: meno posti di lavoro, soprattutto tra i giovani. Non è un caso nè una fatalità: l’Ocse mette l’Italia al 78simo posto per la capacità di attrazione degli investimenti dall’estero. E in Europa siamo al terzultimo posto per livello di corruzione percepito. L’alto indice di percezione della corruzione - certificato da Transparency International - porta con sé la mancanza di fiducia degli investitori stranieri, che non trovano nel Belpaese un luogo interessante in cui far confluire i capitali. L’evasione fiscale, la burocrazia e l'incredibile lentezza del sistema giudiziario sono causa e complemento di questo drammatico quadro.
Secondo il World Economic Forum, per il 2012-2013 il "Global Competitiveness Index" italiano è stato di 42 su 142 con un punteggio di 4.46 su 7. L’indice fornisce un’istantanea complessiva del panorama di competitività e di sviluppo di un Paese: le istituzioni, le infrastrutture, il contesto macroeconomico, la salute e l’educazione primaria, l’educazione secondaria e la formazione, l’efficienza del mercato dei beni, quella del mercato del lavoro, lo sviluppo del mercato finanziario, la preparazione tecnologica, l’ampiezza del mercato, la sofisticatezza del business e l’innovazione. L'Italia, insomma, ha ancora molta strada da fare per avvicinarsi a quella cifra, 7, che attesterebbe una competitività finalmente performante e che darebbe risposte concrete alle prospettive di lavoro e crescita di giovani e non. E questa strada, tortuosa ma non impossibile da percorrere, passa proprio dalla lotta alla corruzione.
Angela Gennaro
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