

La lotta alla corruzione di un milione di italiani: tutti i fatti e le emozioni dell'anno
Vittorie, sconfitte, piccoli passi avanti e passi indietro che abbiamo vissuto insieme. La nostra battaglia non si ferma
Nell'ultimo anno abbiamo gioito, ci siamo arrabbiati, abbiamo faticato molto e, senza alcun dubbio, non ci siamo mai arresi. Abbiamo lottato insieme per fare di questo Paese un luogo migliore. Tra vittorie, e purtroppo anche sconfitte (ancora brucia la recente approvazione dell'innalzamento del tetto del contante), siamo riusciti ad agire concretamente contro la corruzione, contribuendo a modificare leggi, pungolando le Istituzioni e diffondendo la cultura della trasparenza.
Siamo fermamente convinti che dire "si poteva fare meglio" sia del tutto inutile per non dire deleterio. Tre anni fa Riparte il futuro era solo un'idea, oggi è una grande realtà che cresce ogni giorno, grazie a un milione di persone che la sostengono. Questo ci dà la forza di sfidare battaglie ancora più difficili.
Buon anno a chi partecipa e sostiene questo progetto e a tutti gli italiani in generale (tranne a quelli corrotti!).
Ecco la sintesi di un anno vissuto intensamente: condividi più che puoi!
I RICOLLOCATI RESTANO AI LORO POSTI (di potere)
Riparte il futuro si batte da mesi per porre fine alla pratica dei ricollocamenti degli ex politici ai vertici di Authority e società controllate dallo Stato. Ciascuno è libero di scegliere come investire le sue competenze nel pubblico o nel privato ma il passaggio tra i due mondi, quello del servizio al cittadino e quello a favore di un'impresa che resta sotto controllo pubblico, non può avvenire senza un necessario scarto temporale. Dal 2013 la legge italiana prevede che intercorra una pausa di almeno due anni (tre, in alcuni casi) tra un ruolo pubblico e un nuovo incarico in realtà private che riferiscono allo Stato. Ciò però vale solo per gli amministratori di enti locali e territoriali, ma non per chiunque abbia ricoperto ruoli nazionali - ex ministri, ex parlamentari, ex sottosegretari, e tutti i vice - che possono migrare a piacimento da un incarico all'altro, senza limiti. Nulla ad oggi è stato fatto per porre fine a questa vergogna.
STOPVITALIZIO AI CONDANNATI (solo ad alcuni)
Centinaia di migliaia di cittadini hanno chiesto a gran voce la cessazione immediata di qualsiasi vitalizio erogato agli ex parlamentari condannati in via definitiva per reati come mafie e corruzione. In pochi mesi la petizione ha superato il mezzo milione di adesioni diventando di fatto la più vasta mobilitazione digitale mai organizzata in Italia. Il 7 maggio 2015 la delibera sui vitalizi per i parlamentari condannati è stata finalmente approvata bloccando di fatto il vitalizio a deputati e senatori condannati a pene superiori a due anni per i delitti di mafia, per i delitti che vanno dal peculato alla concussione e per tutti quelli che hanno una pena massima prevista di 6 anni. Si poteva fare meglio? Sicuramente sì: tra una cosa e un'altra sono solo 18 i nomi di coloro ai quali è stato cancellato il vitalizio, e ci sono volute circa 29mila firme di cittadini per ognuno di loro. Un rapporto troppo alto per ritenerci soddisfatti. Poteva andare peggio? È ancora più sicuro: se nemmeno questa delibera fosse stata approvata tutto sarebbe rimasto come prima.
416TER, AUMENTANO LE PENE
A settembre 2015 la Camera ha approvato a larghissima maggioranza l'innalzamento delle pene per il 416ter portandole a 6-12 anni. A più di un anno dalla modifica della norma sul voto di scambio politico mafioso, chiesta a gran voce dai circa 400.000 cittadini sostenitori della nostra campagna, si è tornati a mettere mano all'articolo per correggere le imprecisioni presenti nel testo. Si tratta di un positivo passo in avanti ma si può ancora migliorare dal punto di vista normativo. Se nel 2014, grazie all'impegno di Riparte il futuro, siamo riusciti a far inserire il concetto di "altra utilità" tra le ragioni dello scambio politico-mafioso, finalmente è stato riparato quello che già al tempo definimmo un madornale errore, ossia l'abbassamento delle pene. Ci auguriamo ora che si prosegua su questa strada, chiarendo anche i dubbi interpretativi sul concetto di metodo mafioso citato nella legge. È infatti evidente che la violenza delle organizzazioni criminali è connaturata alla struttura stessa del vincolo mafioso. Non dovrebbe dunque ritenersi necessario dimostrare ogni volta la capacità di intimidazione dei soggetti incriminati come alcune interpretazioni suggerirebbero.
IL DDL ANTICORRUZIONE È LEGGE
Il famoso ddl anticorruzione è rimasto fermo per oltre 700 giorni, poi è stato più volte emendato dal governo e definitivamente approvato il 21 maggio 2015. Una riforma che non poteva più aspettare ma da completare. Il testo, pur rappresentando un importante passo avanti, è lacunoso in molti punti: ad esempio è completamente carente in materia di whistleblowing, ossia la tutela di chi segnala casi di corruzione sul luogo di lavoro.
HABEMUS INTERGRUPPO IN EUROPA (ma dorme)
Si è svolto ad aprile 2015 a Strasburgo il lancio ufficiale dell’Intergruppo su Integrità, Trasparenza, Corruzione e Crimine Organizzato (ITCO): è la prima volta che all’Europarlamento viene istituzionalizzato un gruppo specifico su questi temi. Per Restarting the Future, piattaforma internazionale di Riparte il Futuro, è una prima importante vittoria perché si compie un percorso iniziato un anno fa quando ai candidati alle elezioni europee sono stati chiesti impegni chiari contro la corruzione. Tuttavia le cose procedono molto a rilento, in linea purtroppo con i tempi biblici dell'agenda europea, e il nostri 90 eurodeputati impegnati contro coruzione e criminalità faticano a passare dalle parole ai fatti. Sveglia!
VITTORIA SUGLI ECOREATI!
Fino al maggio 2015 non esistevano nel nostro Codice Penale né il delitto di inquinamento né tantomeno quello di disastro ambientale. Uno squilibrio di sanzione anacronistico, insostenibile e a danno dell’intero Paese, che garantiva spesso l’impunità totale agli ecocriminali e agli ecomafiosi, anche grazie all'istituto della prescrizione. Libera e Legambiente insieme ad altre 23 sigle associative hanno promosso tramite Riparte il futuro l'appello "In nome del popolo inquinato" che ha raccolto in pochi mesi quasi 80.000 firme e ha fatto pressione sul Parlamento perché approvasse urgentemente, senza cambiare neanche una virgola, il nuovo testo di legge. Dopo numerosi sit-in in Piazza per chiedere di sbloccare in più occasioni l'iter, finalmente è arrivata la svolta: con l'approvazione definitiva del Senato abbiamo vinto una battaglia storica. Da ora in poi gli ecomafiosi e gli ecocriminali non la faranno più franca.
PARADOSSI SUL CONTANTE
Sulla vicenda dell'aumento della soglia del contante, contenuta nella legge di Stabilità, ne abbiamo viste di cotte e di crude: il Premier Renzi che mette il provvedimento al voto di fiducia e poi dichiara che è la digitalizzazione è la chiave della lotta all'evasione, ministri che si contraddicono da un giorno all'altro, Confindustria che prima sostiene che il contante fa bene ai consumi e poi propone di limitarlo al massimo e altri paradossi. In questo caos totale la voce di 50.000 cittadini firmatari della petizione #Renziciripensi è rimasta inascoltata fino all'approvazione finale al Senato.
ERRORI SUL FALSO IN BILANCIO
Dall'approvazione del ddl anticorruzione di cui abbiamo parlato sopra, finalmente torna a essere perseguibile il falso in bilancio senza prevedere soglie e con la procedibilità d'ufficio. L’intenzione era di cancellare la legge del 2002, che aveva sostanzialmente depenalizzato il reato, e ripristinare sanzioni adeguate. Ma purtroppo l'effetto è stato l’opposto: la nuova legge ha aperto al falso in bilancio uno spazio ancora più largo. Ma cosa è accaduto nel dettaglio? Lo spieghiamo in questo articolo.
NESSUN RIBASSO SUL WHISTLEBLOWING
L'istituto del wisthleblowing, per proteggere chi denuncia episodi di corruzione di cui è vittima o testimone sul posto di lavoro, ha avuto una vita tromentata fin dalla sua prima apparizione nel dibattito politico italiano (mente in molti altri Stati è una pratica consolidata per contrastare la corruzione all'interno della Pubblica amministrazione). Le ultime notizie di cronaca parlamentare parlano di bagarre e improvvisi cambi di rotta da parte di alcune forze politiche e si teme che il testo possa di nuovo arenarsi in Aula. Sarebbe davvero un'altra occasione persa.
ASPETTANDO IL FOIA ITALIANO
A pochi giorni dalla scadenza del mandato governativo si sa ancora poco sul decreto attuativo in materia di Freedom of Information Act (il libero accesso alle informazione della Pubblica amministrazione) atteso prima di Natale. Tuttavia un passo avanti è stato fatto durante il convegno organizzato dall'Istituto Bruno Leoni il mese scorso a Roma: le istituzioni si sono pubblicamente confrontate con chi rappresenta le richieste dei cittadini firmatari della petizione Foia4Italy e alcuni punti sono stati chiariti. Ciò che è emerso è che il Foia italiano, come ha spiegato Bernardo Mattarella, riprenderà il modello usato in altri Paesi, in particolare in quelli anglosassoni, seguendo un principio di trasparenza, «che attualmente nella nostra Costituzione non c'è». Ma restano ancora molti timori, in particolare riguardo alle eccezioni all'accesso che, di fatto, potrebbero rendere inutile il provvedimento.
INVESTIMENTI LAST MINUTE PER I COMUNI
Alcuni recenti provvedimenti permetteranno alle amministrazioni locali di sbloccare le risorse accumulate negli annicome avanzi di bilancio destinati agli investimenti. Si tratta di un’importante boccata d’ossigeno per moltissimi sindaci, sempre più a corto di risorse da investire per lavori di manutenzione e opere pubbliche, ma tutto va approntato entro il 31 dicembre. Per fare in tempo le macchine amministrative stanno lavorando forsennatamente perché le opere vengano assegnate entro la fine dell’anno ed è altissimo il rischio che la fretta vada a discapito della trasparenza. Occhi aperti.
LO SPORTELLO ANAC FUNZIONA (?)
Osannata e demolita a intervalli regolari, l'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha presentato a ottobre 2015 una rendicontazione che dimostra come l'80% delle 340 segnalazioni dei cittadini giunte durante l’anno 2014 hanno dato avvio a procedimenti contro gli enti segnalati. Per ben 270 volte, l’Anac ha dato un senso al monitoraggio civico dei cittadini innescando sulla base di questo il proprio monitoraggio istituzionale. Con il “potere di ordine” di cui dispone ha dunque indicato agli enti che cosa dovesse andare online e in quali tempi. Secondo il report il 75% delle amministrazioni coinvolte ha adeguato il proprio sito dopo la prima richiesta, il 14% l’ha fatto solo in parte, l’1% lo sta ancora facendo e solo il 10% non si è ancora messo in regola. Per tutti coloro che non hanno ancora adempiuto alle richieste, l’Anac potrà infine ricorrere al proprio potere sanzionatorio.
APPALTI, QUALCOSA SI MUOVE
Due città italiane hanno dimostrato quest'anno che esiste una via possibile per depurare dalla corruzione il meccanismo dell'assegnazione degli appalti pubblici. A Udine è stato firmato a luglio un Protocollo che obbliga tutte le imprese a segnalare tempestivamente eventuali richieste illecite (tangenti e simili), pena la risoluzione del contratto. L’appaltatore inoltre sarà obbligato a comunicare i nominativi di tutte le aziende che lavorano per lui, e anche queste dovranno rispettare le normative antimafia.
Anche a Bologna è stato firmato un accordo triennale che pone regole più ferree rispetto a quanto stabilito dalla normativa nazionale. La ricetta bolognese prevede l’abbandono delle gare al massimo ribasso in favore dell’offerta economicamente più vantaggiosa (che riserva meno peso al prezzo delle offerte e può considerare fattori di integrità), il riconoscimento nei bandi di gara del rating di legalità delle imprese, la co-progettazione del welfare con utenti e aziende del settore. Non secondaria la misura del “curriculum di reputazione” delle imprese, che prevede un punteggio maggiore a chi rispetta al meglio da dignità e la stabilità dei lavoratori. L'auspicio è che questi modelli si diffondano a macchia d’olio in tutte le amministrazioni del Nord e del Sud Italia.
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