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26 gennaio 2016

Proteggere chi segnala l'illegalità: l'analisi del testo approvato alla Camera

Abbiamo studiato punto per punto la legge sul whistleblowing. Ecco i punti positivi e quelli da migliorare

Foto dell’autore La Redazione

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Finalmente la Camera ha approvato un testo organico che affronta il tema cruciale del whistleblowing ovvero la tutela di chi segnala corruzione e illegalità sul proprio posto di lavoro. 

L'Italia aveva già firmato le carte internazionali anticorruzione di ONU e OCSE ma all'impegno non era seguita finora alcun tipo di strategia concreta. Inoltre, l’unica legge nazionale che parla di whistleblowing, la L.190/12 cosiddetta "Severino", è insufficiente a normare la disciplina in tutta la sua complessità.

Cosa cambierà nella nostra vita se il testo verrà approvato anche al Senato? Abbiamo analizzato il testo, articolo per articolo, e abbiamo rilevato i punti forti e deboli di una legge che rappresenta una vera e propria rivoluzione culturale. Ecco le nostre valutazioni in sintesi e - se vuoi approfondire - nel dettaglio »

Semaforo Verde:
L'approvazione a larga maggioranza alla Camera della proposta di legge presentata dall'onorevole Francesca Businarolo del M5S è il primo passo per colmare questo vuoto normativo. Il testo è organico e dettagliato, sia per il settore pubblico che per il privato.

Semaforo giallo:
L’impianto normativo regge in termini complessivi, tuttavia sono presenti alcune criticità che rischiano di generare confusione. Non è infatti del tutto chiara la differenza tra segnalazione e denuncia e manca una casistica di condotte da rilevare; non si riesce a sapere che ne sarà delle segnalazioni anonime né si fa il minimo accenno alla possibilità di includere i fruitori dei servizi; non si controllano i controllori e non si registrano tutti i casi in un database nazionale; restano troppo basse le sanzioni per chi discrimina e non si dice cosa accade se, segnalando, spuntano fuori le mafie.

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Semaforo rosso: 
Non va dimenticato che il segnalante può attraversare incertezze e insiside prima di decidere di parlare, mettendo a rischio la propria posizione sul lavoro. Per questo, deve essere strutturato un percorso formale chiaro in ogni tappa e deve essere garantita una rete di sostegno sia dal punto di vista psicologico che eceonomico. Inoltre restano ancora troppe domande senza risposta: in quali casi bisogna rivolgersi all’Autorità nazionale, al proprio Responsabile anticorruzione o alla Corte dei conti? Chi può accompagnare, guidare, sostenere il segnalante in questa scelta fin dall’inizio e durante tutte le fasi? E chi può aiutarlo se, proprio a causa della segnalazione, si trova in difficoltà economiche?

Infine, nel settore privato, il meccanismo di tutela del segnalante non funziona se la legge resta vincolata all'adozione del Modello 231. 

Tag
  • Anac
  • Segnalare la corruzione
  • Francesca Businarolo
  • Camera dei deputati
  • Comunicato stampa
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