

Sul lobbying qualcosa si muove: il testo di Orellana al vaglio del ddl Concorrenza
Depositato un anno fa in commissione al Senato, del ddl Orellana non si è più saputo nulla. Dopo mesi, ora riemerge a Camera e Senato
I tentativi non sono mancati: nella solo attuale legislatura sono stati presentati in Parlamento ben 16 diversi disegni di legge per la regolamentazione dell’attività di lobbying (dati OpenParlamento). Se si prende invece a riferimento il primo tentativo, nel 1976, le proposte legislative hanno ampiamento superato il tetto delle 50. E nonostante questo intenso lavoro, il nostro Paese non riesce a dotarsi di una norma nazionale capace di regolamentare il fenomeno della rappresentanza degli interessi particolari (alias, lobbying).
In questo stallo in cui sembra che nessun reale progetto legislativo sia destinato ad avanzare e venir discusso in Aula, c’è però anche chi non demorde.
È il caso del senatore ex grillino Luis Alberto Orellana, che ha presentato un ddl con Lorenzo Battista, anche lui espulso dal Movimento 5 Stelle nel 2014. Il disegno di legge dei due senatori (aprile 2015) è stato adottato dalla “commissione Affari costituzionali” del Senato come testo base per disciplinare il lobbying.
Il ddl rappresenta finalmente una proposta matura anche perché prevede fra le altre l’istituzione di un “Comitato per il monitoraggio della rappresentanza di interessi” presso il segretariato generale della presidenza del Consiglio della durata di 4 anni, e l’introduzione di un “Registro pubblico dei rappresentanti di interessi”, all’interno del quale ogni professionista o società che voglia esercitare un’attività di pressione è tenuta a iscriversi.
L’approvazione del ddl Orellana rappresenterebbe per il nostro Paese un passo in avanti significativo, allineandoci alle politiche di trasparenza già adottate da diversi paesi a livello europeo e dall’Unione stessa.
Riparte il futuro ha fatto avere al relatore le sue osservazioni nell'ottica di stimolare quelle migliorie che renderebbero il testo ancor più adeguato alla richiesta di trasparenza. In particolare, è opportuno affiancare al registro pubblico dei lobbisti un’agenda degli incontri tra decisori pubblici e portatori di interesse. Questo perché i due strumenti rappresentano ad oggi l’architrave di qualsiasi normativa valida adottata per regolamentare le lobby. Se, da una parte, è certamente utile sapere quali lobbisti si iscrivono al registro, per chi lavorano, per quali obiettivi (e magari anche con quale budget a disposizione), è altrettanto importante sapere chi incontrano, quando e perché.
Da diversi mesi, almeno dalla presentazione del testo in Senato dell’aprile 2015, sembrava che del Ddl Orellana non se ne dovesse più sapere nulla, invece qualcosa è cambiato. Il testo non solo è riemerso al Senato, dove lo stesso Orellana ha deciso di presentare il proprio disegno di legge come emendamento al ddl Concorrenza (ora al vaglio della “commissione Industria, commercio, turismo”), ma anche alla Camera, dove la deputata di Scelta Civica Adriana Galgano ha deciso in risposta all’immobilismo di palazzo Madama, di presentare il testo di legge originale, dando avvio formalmente a un percorso parallelo e indipendente a quello precedentemente avviato dai due senatori.
Una spinta quasi inaspettata, che giunge a seguito delle segnalazioni dell’Antitrust sulla necessità di un provvedimento di regolamentazione dei rappresentanti di interessi e delle denunce della stessa Galgano in merito alle pesanti influenze esercitate dai gruppi di pressione nella redazione del testo di legge sulla concorrenza a Montecitorio.
Lo scenario sembra quello di una grande partita a scacchi, dove pedine sincronizzate giocano le proprie mosse migliori all’interno di strategie che rimbalzano da una commissione all’altra e da Montecitorio a palazzo Madama. Tattiche di gioco che per la verità di ludico non hanno proprio nulla e che provano in quello in cui il Parlamento ha per il momento fallito in oltre 40 anni di tentativi: fare luce sui processi decisionali e di policy making, con buona pace di chi preferirebbe agire nell’opacità, lontano dagli occhi dei cittadini.
Ora ci auguriamo che la commissione “Industria, commercio, turismo” del Senato faccia tesoro di questo sforzo collettivo e decida di approvare l’emendamento a firma Orellana, inserendolo definitivamente all’interno del testo di legge sulla concorrenza e portando in Aula trasparenza e regole chiare sul lobbying.
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