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27 ottobre 2014

Test d’integrità: che cosa sono e chi spaventano

Foto dell’autore Leonardo Ferrante

Lettura 3 min • Inizia la discussione
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Da qualche mese si sente parlare a gran voce di “test d’integrità” rivolti ad appartenenti alle istituzioni come una soluzione semplice che anticipa i casi di corruzione in quanto “testa”, cioè mette alla prova, la predisposizione a corrompersi da parte di queste categorie.

Il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone e il magistrato Piercamillo Davigo a più riprese portano avanti l’idea. In sostanza, agenti sotto scorta simulano la corruzione e se il politico, o altra figura, accetta, allora viene allontanato, risparmiando tempo e risorse che si consumerebbero attraverso tangenti, ma anche indagini, processi, sentenze.

Esistono dunque soluzioni semplici alla corruzione? Certo, specialmente se anticipano la commissione del reato. Ecco perché i test d’integrità, così come la segnalazione da parte di chi assiste a un episodio di illegalità nello svolgimento del suo lavoro (whistleblowing), sono due pratiche fortemente sostenute da Riparte il futuro.

Che cosa spaventa, allora? E perché non vengono attuate?
Si sono alzate diverse voci contro la possibilità dei test d’integrità in Italia e la prima è stata quella del vicepresidente del Senato Gasparri che le ha definite “degne di Pol Pot”. Peccato che negli Usa siano applicate da decenni.
Qualche giorno fa, dalle colonne de Il Giornale, tuonava Sallusti, che vede, nella simulazione della tangente, un reato di “istigazione a delinquere”. Un problema certamente rilevante a livello di dottrina giuridica, ma discordante sul piano della logica: perché un rappresentante dello Stato (chiunque sia, politico o magistrato) dovrebbe essere considerato come “istigato” a prendere una tangente per la sola offerta di essa?
Quello che manca, in realtà, è un togliersi le maschere: occorre guardarsi in faccia e comprendere bene che la corruzione non è il furto della caramella nascosta dietro la schiena, ma una delle maggiori piaghe della nostra democrazia, talmente profonda dal finire col negarla.
Ogni giustificazione anche velata non fa che voler rendere accetabile e sostenibile questo odioso comportamento ed è così tanto tempo che ci sentiamo ripetere queste mistificazioni che abbiamo solamente voglia di aprire la finestra e far entrare aria fresca.

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