
22 aprile 2014

Trasparenza della sanità: la corruzione si annida nei rapporti con i privati
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Secondo il decreto legislativo 33/2013 ogni Pubblica Amministrazione è tenuta a pubblicare e ad aggiornare annualmente l'elenco delle strutture sanitarie private accreditate, rendendo pubblici i relativi accordi stipulati con le Regioni o le singole Asl. La legge dunque impone la trasparenza totale su questi meccanismi che mettono gravemente a rischio il denaro pubblico: è soprattutto nei rapporti con i privati che si crea lo spazio utile per far penetrare la corruzione. Dato che nel nostro Paese le normative stentano a essere applicate, abbiamo deciso di verificare personalmente, con il sostegno dei cittadini firmatari della petizione Riparte il futuro, che le Aziende sanitarie nazionali abbiamo realmente risposto a questa direttiva. Nei settori sensibili come la sanità, infatti, la corruzione sottrae capitali che dovrebbero essere destinati alla tutela della nostra salute, peggiorando gravemente la qualità dei servizi. Non possiamo tollerarlo.
Dalla Figura 8 si evince che dopo il monitoraggio effettuato tra febbraio e marzo 2014 solo 121 su 242 Aziende risultavano aver predisposto l’elenco delle strutture accreditate. Inoltre solo 74 di queste avevano reso pubblici anche gli accordi stipulati. Una percentuale mediamente bassa in cui non si contano eccezioni a livello regionale.

Basilicata, Trentino Alto Adige e Valle D'Aosta fanno meglio delle altre e raggiungono il 100% per quanto riguarda la pubblicazione degli elenchi. Questo dato corrisponde tuttavia a un requisito formale perché ciò che conta di più è il dettaglio dell'accordo stipulato tra pubblico e privato.

Se si considera infatti la percentuale delle aziende che hanno pubblicato l'elenco delle strutture sanitarie private accreditate unitamente ai relativi accordi, solo Veneto e Emilia Romagna superano il 60%. Il resto dell'Italia ristagna su numeri inaccettabili.
Dalla Figura 8 si evince che dopo il monitoraggio effettuato tra febbraio e marzo 2014 solo 121 su 242 Aziende risultavano aver predisposto l’elenco delle strutture accreditate. Inoltre solo 74 di queste avevano reso pubblici anche gli accordi stipulati. Una percentuale mediamente bassa in cui non si contano eccezioni a livello regionale.

Basilicata, Trentino Alto Adige e Valle D'Aosta fanno meglio delle altre e raggiungono il 100% per quanto riguarda la pubblicazione degli elenchi. Questo dato corrisponde tuttavia a un requisito formale perché ciò che conta di più è il dettaglio dell'accordo stipulato tra pubblico e privato.

Se si considera infatti la percentuale delle aziende che hanno pubblicato l'elenco delle strutture sanitarie private accreditate unitamente ai relativi accordi, solo Veneto e Emilia Romagna superano il 60%. Il resto dell'Italia ristagna su numeri inaccettabili.
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