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Petizione vinta!

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Finalmente l'Italia ha un Freedom of Information Act grazie all'azione di oltre 30 associazioni unite nella rete @Foia4Italy

2016: petizione diretta al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia

Petizione di

Associazione non profit

Nel 2019, dopo sei anni di battaglie, il team dell’associazione Riparte il futuro ha portato la propria esperienza in The Good Lobby. La introduzione del FOIA in Italia fa parte del bagaglio di risultati ottenuti nella lotta alla corruzione che portiamo con noi. È stato un cammino fatto di piccoli e grandi passi, entusiasmanti vittorie e qualche sconfitta, a cui non ci arrendiamo. Anzi, come The Good Lobby ci poniamo obiettivi ancora più ambiziosi per ottenere una società più democratica ed equa.

Introduzione

La campagna per l’introduzione di un Freedom of Information Act rappresenta un successo incredibile della società civile, reso possibile soprattutto dal grande lavoro di stimolo e proposta messo in campo dalla coalizione di organizzazioni FOIA4Italy, di cui Riparte il futuro è stata parte attiva.

In soli 24 mesi di campagna la coalizione ha spinto il governo italiano, guidato dal premier Matteo Renzi, ad approvare il suo primo Freedom of Information Act, dando seguito alle promesse dello stesso Presidente del Consiglio fatte in occasione del suo discorso di insediamento alle Camere.

L’introduzione del Freedom of Information Act rappresenta una svolta nel nostro Paese, classificato 97esimo su 103 nazioni in materia di diritto di accesso all’informazione e secondo l’ultimo rapporto di Transparency International penultimo in Europa e 61° nel mondo per corruzione percepita.

Che cos’è un FOIA

Avere accesso alle informazioni raccolte dallo Stato – in nome dei cittadini e con risorse dei cittadini – non è un’esigenza solo di giornalisti, lobbisti ed esperti. È un diritto universale, che è alle fondamenta  della nostra libertà di espressione perché è il presupposto di una piena partecipazione come cittadini alla vita democratica.

Il diritto di accesso all’informazione è regolato da norme conosciute internazionalmente come “Freedom of Information Acts” (FOIA). In base ad esse la pubblica amministrazione ha obblighi di informazione, pubblicazione e trasparenza e i cittadini hanno diritto a chiedere ogni tipo di informazione prodotta e posseduta dalle amministrazioni che non contrastino con la sicurezza nazionale o la privacy.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha riconosciuto l’accesso alle informazioni detenute dai governi come diritto: più di 90 Paesi democratici hanno un FOIA. Dal 16 maggio 2016, anche e soprattutto grazie al lavoro della coalizione Foia4Italy, anche l’Italia è tra questi.

A cosa serve

In che modo l’introduzione di un Freedom of Inforation Act anche in Italia può cambiare le nostre vite? Ecco qualche esempio che spiega l’utilità di questo provvedimento.

Il contesto politico

Quando Matteo Renzi il 30 giugno 2014 annuncia alle Camere che si sarebbe impegnato a istituire un «meccanismo di rivoluzione nel rapporto tra cittadino e Pubblica amministrazione», capiamo che è arrivato il momento tanto atteso. Il momento di sfruttare insieme alle altre associazioni nazionali attente al tema l’interesse del governo a intervenire sulla trasparenza e sull’innovazione digitale per introdurre finalmente un FOIA anche in Italia. Nasce così la coalizione Foia4Italy.

Da subito è chiaro alla coalizione che il Freedom of Information Act italinao deve svilupparsi “dal basso” a partire dai contributi, dall’esperienza e dalle sensibilità di tanti attivisti sul tema. Risulta altrettanto evidente però che il FOIA può essere introdotto in tempi brevi solo se adottato in un’iniziativa di tipo governativo, più specificatamente all’interno delle competenze del ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione, guidato da Marianna Madia.

In questo quadro risulta fondamentale il contributo dell’intergruppo parlamentare Innovazione, composto da oltre 70 tra deputati e senatori, che ha accolto le proposte presentate da della coalizione Foia4Italy, facendole proprie e spingendole affinché entrassero nella Riforma della pubblica amministazione del ministro Madia.

Le azioni

Dopo il discorso di insediamento del premier Matteo Renzi, per tre mesi (da luglio al settembre 2014) la coalizione Foia4Italy si confronta per scrivere in forma collaborativa il testo della propria proposta di Freedom of Information Act.

A questa fase segue una consultazione aperta, che si protrae fino al gennaio 2015, per espandere la regolamentazione sul’accesso civico (legge 33/2013) e sull’accesso agli atti (legge 241/1991) in maniera innovativa e al passo con i nuovi strumenti digitali e la normativa internazionale in materia di trasparenza. La larga partecipazione e l’impegno civico in questa fase sono stati determinanti per arrivare a una proposta di legge condivisa della società civile.

Il 18 febbraio 2015 la proposta di legge di Foia4Italy, integrata con i suggerimenti raccolti durante la consultazione online dell’autunno 2014, è presentata ai parlamentari dell’intergruppo innovazione in un incontro a Montecitorio. Tra i punti più importanti c’è l’articolo 5 che ribalta il rapporto tra istituzioni e cittadini: infatti, non è più il cittadino a dover dimostrare il suo interesse a conoscere un’informazione ma è l’amministrazione a dovere provare l’esistenza di ragioni (previste per legge) che le impediscano di dare al cittadino le informazioni richieste.

La svolta arriva il 20 aprile 2015, dopo quasi un anno di mobilitazione, quando nel corso del Festival del giornalismo a Perugia, Anna Ascani, deputata in quota PD e componente dell’intergruppo Innovazione, annuncia l’inserimento del FOIA all’interno della riforma della Pubblica amministrazione, che verrà approvata entro l’anno. Il punto di partenza è proprio il testo di Foia4Italy.

Con 145 sì alla Camera è approvato il testo Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche ma è ancora tutta da dimostrare la volontà dell’Esecutivo di approvare un vero e proprio Foia. Il ddl Madia, infatti, presenta ancora scarse indicazioni sul diritto all’informazione. Grazie all’emendamento Ascani-Coppola, all’articolo 7 sono fissati alcuni principi cardine di un Foia (diritto di accesso per tutti, indipendentemente dall’interesse del richiedente) ma si parla ancora di pochi e vaghi principi.

I pareri internazionali

Il 29 ottobre 2015 la coalizione Foia4Italy presenta alla Camera dei deputati i pareri internazionali sulla proposta di Foia italiano a firma di tre dei massimi esperti al mondo in materia di diritto di accesso: Toby Mendel (Centre for Law and Democracy – qui in inglese e qui in italiano), Helen Darbishire (Access Info Europe – qui l’analisi) e Ben Worthy (Birbeck College dell’Università di Londra – qui in inglese e qui in italiano).
La richiesta ai tre esperti internazionali è stata quella di valutare l’efficacia del testo contenuto nella proposta di legge e il rispetto degli standard internazionali. Qui è possibile vedere la registrazione della conferenza stampa presso la Camera dei deputati.

Il Foia all’amatriciana

Nonostante i pareri qualificati raccolti e gli incontri svolti anche con membri apicali della Funzione Pubblica, il 20 gennaio 2016 il Consiglio dei Ministri approva in via preliminare un testo del decreto legislativo (parte della riforma della Pubblica amministrazione) insoddisfacente e ben lontano dalle richieste avanzate dalla coalizione Foia4Italy.
Quello che doveva essere un FOIA “all’americana” diventa “un FOIA all’amatriciana“.

Una settimana dopo l’approvazione del testo in via preliminare, i contenuti del FOIA votato dal Consiglio dei ministri sono ancora sconosciuti. Tocca a Il Fatto Quotidiano e Valigia Blu pubblicare i leaks del testo approvato. Già a una prima lettura il testo risulta assai deludente: tra ampie eccezioni e scarsi obblighi imposti alle Pa, il decreto rischia di restringere l’accessibilità alle informazioni. Infatti, nelle mani delle Pubbliche amministrazioni resta un ampissimo potere discrezionale. Sono almeno 5 i punti su cui il governo ha peccato.

A tre settimane dalla sua approvazione il Governo pubblica il Decreto Trasparenza. Foia4Italy mantenendo intatti i dubbi e che aveva già espresso alla pubblicazione della bozza, chiede al Presidente del Consiglio di modificare il decreto e al Parlamento, che sul testo proposto dal Governo deve esprimere un parere obbligatorio anche se non vincolante, di segnalare queste criticità e vigilare affinché la normativa sia davvero evoluta e all’altezza delle promesse fatte fin qui dai rappresentanti dell’esecutivo.

Il 20 febbraio 2016, a un mese dall’approvazione preliminare del testo, la coalizione Foia4Italy viene ascoltata durante un’audizione al Ministero per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione. Sul tavolo le osservazioni sul testo dello schema di decreto sulla trasparenza approvato il 20 gennaio 2016. Al centro dell’incontro le osservazioni di Foia4Italy raccolte nel documento riassuntivo trasmesso al Ministero. Sono discusse in particolare le eccezioni, troppo ampie e generiche; l’esigenza di rendere il procedimento per la richiesta meno costoso per il cittadino, garantendo una risposta espressa da parte dell’amministrazione, e il coordinamento con l’accesso agli atti già previsto dalla legge 241/90.

A questo punto della campagna la coalizione ha già raccolto 60.000 firme di cittadini italiani che chiedono a gran voce l’introduzione del FOIA.

 

I pareri istituzionali

La giustizia amministrativa conferma le perplessità della società civile: il Foia è un provvedimento importante ma che va in parte rivisto. Questo il parere del Consiglio di Stato, chiamato a dare una valutazione sul decreto legislativo per la “revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza della Pubblica amministrazione”. L’organo centrale della giustizia amministrativa dà sostanzialmente ragione a Foia4Italy.

L’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) si esprime sul Freedom of Information Act attraverso un parere che mostra le lacune del provvedimento approvato dal Governo: le eccezioni, cioè le materie sulle quali non sarà possibile accedere agli atti detenuti dalla Pubblica amministrazione, sono formulate con poca chiarezza e non ne viene adeguatamente circoscritto il campo. Questo vale, per esempio, «per il limite legato a “interessi economici e commerciali di una persona fisica o giuridica”, che prefigura la non operatività del nuovo diritto a conoscere a fronte di questioni di rilevante interesse economico». Altra critica di Anac è rispetto ai costi e all’unica possibilità di ricorso al Tar.

Pareri molto critici arrivano anche dalla Conferenza Stato-Regioni e dal Garante della privacy, preoccupato dalla scarsa protezione dei dati sensibili.

 

Il robot va in tilt

Dopo i pareri istituzionali, sostanzialmente tutti concordi nell’evidenziare forti criticità del testo uscito dal Consiglio dei ministri a gennaio, la campagna entra nel massimo punto di spinta mediatica.
La stampa nazionale comincia a occuparsi del tema come non mai prima, anche attraverso diversi “botta e risposta” tra il ministro Madia e alcuni importanti penne del giornalismo italiano. Inoltre, all’ironia sollevata dal video satirico di Riparte il futuro, che propone un FOIA “difettoso” in versione robot, si aggiunge anche Maurizio Crozza nei panni di un improbabile Tim Cook dal palco del suo Paese delle Meraviglie.

È in questo momento di forte tensione mediatica che Riparte il futuro decide di il 13 aprile 2016 di lanciare un tweet bombing nei confronti del premier Matteo Renzi per chiedergli di modificare il testo del FOIA. La grande quantità di messaggi inviati al Presidente del Consiglio in occasione di una sua diretta social del “#MatteoRisponde” lo convince a prendere parola nel corso dello streaming e a promettere un impegno verso il miglioramento. Pochi giorni dopo Riparte il futuro e gli altri rappresentanti delle rete Foia4Italy vengono convocati dalle Commissioni Affari Costituzionali per discutere la modifica del decreto trasparenza.

 

Un FOIA migliore

Con il voto delle Commissioni Affari Costituzionali si chiude la fase di consultazione sul Foia italiano. Maggioranza e opposizione chiedono cambiamenti significativi al decreto, che è stato bocciato dal M5S e approvato in modo condizionato dalle forze di Governo. Tutti concordi nell’avanzare le stesse richieste già formulate dalla rete Foia4Italy. Lo stesso Ministro della Pubblica amministrazione Madia si dice disposta a rivedere due punti in particolare: il silenzio diniego e l’identificazione di una forma di ricorso alternativa al TAR.

Il 26 aprile 2016 la coalizione Foia4Italy è ricevuta a Palazzo Vidoni direttamente dal ministro Marianna Madia, a cui vengono consegnate le 82.000 firme raccolte fino a quel momento. In quella sede vengono ribaditi al ministro i punti irrinunciabili per modificare il testo preliminare approvato a gennaio 2016. Tra i vari temi, si è chiesto di intervenire sul silenzio-diniego, che solleva le amministrazioni dal motivare una mancata risposta, sull’elevato numero di eccezioni, ovvero le materie su cui non sarà possibile fare domanda di accesso, sulla mancata gratuità del servizio e sull’assenza di un sistema alternativo al TAR per il ricorso e sulla generale mancanza di chiarezza dei ruoli e delle procedure.

 

L’approvazione

Con il Decreto Trasparenza, approvato dal Consiglio dei ministri il 16 maggio 2016,l’accesso alle informazioni della Pubblica amministrazione è finalmente riconosciuto anche in Italia come diritto di cittadinanza in linea con quanto avviene in oltre 90 Paesi al mondo. L’Italia ha il suo Freedom of Information Act, una conquista che è stata possibile anche grazie alle pressioni messe in campo dalla coalizione Foia4Italy.
Il contributo della società civile è stato determinante nel rendere il decreto un vero Foia, infatti il testo per la prima volta recepisce gran parte dei punti irrinunciabili proposti dai firmatari, risolvendo molte delle criticità presenti nella versione preliminare del 20 gennaio.

L’8 giugno 2016 il nuovo decreto è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. Due anni di attivismo, unito alle vostre 88.000 firme, hanno permesso all’Italia di avere il suo primo Foia, estendendo il perimetro dei diritti del nostro Paese e permettendo a ogni cittadino di chiedere l’accesso ai dati della Pa.

Molte delle nostre richieste di Foia4Italy sono state recepite, ma la strada da percorrere è ancora tanta.

 

Le criticità

Permangono nel testo approvato ancora alcune criticità, che confidiamo potranno essere affrontate e risolte nei sei mesi successivi alla nascita del Foia (e cioè prima della piena operatività della norma).
Colpisce in particolare l’assenza di sanzioni chiare e rigorose per i casi di illegittimo diniego di accesso, preoccupano l’eliminazione di alcuni obblighi di pubblicazione previsti dalla legge 33/2013 e la formulazione delle eccezioni ancora troppo generiche. Tali limitazioni si prestano ad essere alibi per le amministrazioni che non hanno voglia di fare vera trasparenza.

All’interno del sito di Riparte il futuro abbiamo costruito un “semaforo”, ovvero un visualizzatore che ci aiuta punto per punto a comprendere cosa ancora ci preoccupa del primo Foia italiano.

 

Non è finita…

L’approvazione della legge è un primo obiettivo ma sappiamo che la battaglia non è ancora vinta.
Ora che il Foia è diventato realtà, infatti, è necessario monitorare la sua efficacia e accompagnare cittadini e giornalisti nel corretto utilizzo di questa nuova legge affinché diventino veri agenti di trasparenza. Perché il Foia non può restare solo sulla carta.

 

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