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#garanziagiovani

Salviamo i nostri giovani: rischiamo di perdere 1 miliardo e mezzo di euro dell’UE per il lavoro

Salviamo i nostri giovani: rischiamo di perdere 1 miliardo e mezzo di euro dell’UE per il lavoro

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PETIZIONE diretta al Governo

Un miliardo e mezzo di Euro per la disoccupazione giovanile: i soldi ci sono, ce li dà l’Europa e anche il governo ha messo la sua parte. Questi soldi devono andare ai giovani. Dobbiamo agire subito.

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La Petizione

Garanzia Giovani. Il 42,7% dei giovani in Italia è disoccupato e quasi 2 milioni e mezzo hanno già rinunciato allo studio e a cercare un lavoro. Statistiche mai viste prima nella storia di questo Paese che ci dicono una cosa chiara: agire ora o perdere una generazione. L’Europa ci è venuta incontro con 1 miliardo e duecento milioni di Euro cui si sono aggiunti 300 milioni da parte del governo italiano. Un miliardo e mezzo di euro dati alle regioni per aiutare i giovani senza lavoro sono tanti soldi.  Un’occasione unica, insomma.

 I numeri. Sono circa 10.000 i giovani che si iscrivono  settimanalmente al programma “Garanzia Giovani”. Ma quali obiettivi si stanno ponendo i Governatori delle Regioni? I report settimanali pubblicati dal ministero tengono alta l’attenzione su una situazione non semplice da gestire e che presenta punti di forza e criticità. Ma si tratta di una occasiona unica, dunque  serve chiarezza e fare presto.

 Un monitoraggio per fare presto e bene. Chiediamo alle Regioni chiarezza sugli obiettivi. Quanti neet volete  raggiungere? Quanti contratti, stage e tirocini vi impegnate a creare in ogni Regione? Non ci sono scuse: i giovani aspettano di sapere se verranno aiutati ad entrare nel mondo del  lavoro. Le risorse che l’Europa ha destinato ai giovani devono andare ai giovani e non disperdersi nei soliti sprechi e nelle zone grigie alla voce “spese generali” di burocrazie incomprensibili.   Chiediamo, dunque, a governo e regioni di agire subito. Assieme a Libera e Gruppo Abele abbiamo preparato una roadmap per correggere la rotta prima che sia troppo tardi. La tua firma ci aiuterà a convincere il governo che siamo in tanti e che facciamo sul serio.

 Firma ora.

 

Le nostre proposte

 

Riparte il futuro ha preparato una roadmap con 3 semplici punti

Chiediamo alle Regioni di accettare le nostre richieste e vogliamo una risposta chiara. 

Non c’è più tempo da perdere1. 

    1. Raggiungere i giovani: 

      Un miliardo e mezzo di euro dati alle Regioni per aiutare i giovani senza lavoro sono tanti soldi.  Sono circa 10.000 i giovani che si iscrivono ogni settimana. Ma quali sono gli obiettivi che Governatori delle Regioni vogliono raggiungere? I report settimanali pubblicati dal Ministero (clicca qui per scaricare l’ultimo report) raccontano una storia fatta di luci e ombre, di criticità e punti di forza. Noi su questo punto vogliamo chiarezza e vogliamo che si faccia presto. Non ci sono scuse: i giovani aspettano di sapere se li aiuterete a entrare nel mondo del  lavoro. Chiediamo, dunque, alle Regioni chiarezza sugli obiettivi. Quanti neet volete  raggiungere? Quanti contratti, stage e tirocini  vi impegnate a creare in ogni Regione?

    2. Rispondere ai giovani:

      Gli accordi con l’Europa sono chiari: chi si iscrive a Garanzia giovani deve essere contattato da un centro per l’impiego entro 60 giorni. Alcune Regioni si stanno faticosamente muovendo ma chiediamo molto di più. Cari Governatori, entro quanto riuscirete a velocizzare la macchina e rispondere al 100% di chi vi sta scrivendo? Con 1,5 miliardi di budget  ci sono le condizioni per realizzare in tempo i colloqui previsti dal programma.  La nostra richiesta quindi è semplice e chiara: il 100% di chi contatta i centri per l’impiego deve avere una risposta.

    3. Formare i giovani: 

      Il film dei corsi di formazione che non servono a nulla l’abbiamo già visto. Il rischio è che le regioni eroghino denaro talvolta non sulla base della reale utilità convenienze politiche, ma per mantenere clientele e rapporti. D’altronde, mancano verifiche e controlli sulla qualità dei corsi: chi ne attiva uno, si prende subito il 70% del costo complessivo e il restante 30% viene dato in base al risultato ottenuto (cioè nel caso in cui siano stati effettivamente utili a trovare un lavoro). L’unica Regione che ha scelto un meccanismo virtuoso, ad oggi, è il Piemonte, che concede il 50% della cifra stabilita all’atto dell’attivazione e il restante 50% solo nel caso di successo. Chiediamo al Ministro Giuliano Poletti di seguire questo buon esempio e a tutti i Governatori di agire con coraggio portando  al 50% in tutte le Regioni la quota di prefinanziamento.  


 

1 Negli ultimi report ministeriali che monitorano Garanzia giovani è presente il dato dei 560.000 neet. che, “sulla base delle risorse disponibili e la spesa massima assegnata a ciascuna misura ammissibile, sarà possibile raggiungere”. Su questo punto siamo impegnati ad avere informazioni più approfondite dal Ministero del Lavoro.

Approfondisci

Che cos’è il programma Garanzia giovani?

Garanzia giovani nasce in Europa col proposito di contrastare la disoccupazione giovanile. Il programma è concepito per aiutare la fascia d’età compresa tra i 15 e i 29 anni ad accrescere il proprio capitale umano per proseguire gli studi o entrare nel mondo del lavoro. Si tratta di un progetto ambizioso - destinato a quei Paesi con una disoccupazione giovanile superiore al 25% - che per la sola Italia vale circa un miliardo e mezzo di euro. L’intento è quello di coinvolgere i giovani che non studiano e non lavorano con ricette che vogliono essere una risposta alla crisi economica. Garanzia giovani è pensato come un programma di inclusione sociale di tipo universale, come una vera e propria riforma “di struttura” che non vorrebbe lasciare più alcun giovane indietro.

Il programma, nato su iniziativa del governo Letta, che ha co-finanziato per 300 milioni di euro la dotazione europea di 1 miliardo e 200 milioni, è stato ufficialmente varato nel maggio 2014 grazie a un accordo trovato tra Governo e Regioni.

I fondi vanno impegnati entro il 31 dicembre 2015 e spesi entro il 2018.

 

Quanto pesa in Italia la disoccupazione giovanile?

In Italia la disoccupazione giovanile ha raggiunto cifre record superando il 40% (gli ultimi dati Istat relativi al 2014 parlano del 42,7%).

La situazione non è omogenea in tutto il Paese: si va dalla provincia di Bolzano che ha una disoccupazione giovanile inferiore al 25% (e, per questo, non ha avviato il programma Garanzia giovani) al Mezzogiorno dove sfiora quasi il 50%.

In particolare in Italia sono molto numerosi i cosiddetti neet, cioè i giovani che non studiano e non lavorano (l’acronimo sta per not in education, employment or training) perché sfiduciati verso la possibilità di migliorare la loro condizione attraverso un percorso di formazione. I dati Istat parlano di 2.413.000 neet in Italia nel 2014: solo la Grecia fa peggio di noi.

 

Cosa dovrebbe offrire Garanzia giovani ai ragazzi italiani?

Come stabilito dalla Raccomandazione europea del 2013, l’Italia, con Garanzia giovani, si impegna a dare ai ragazzi di età compresa tra i 15 e i 29 anni un'offerta “qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio, entro 4 mesi dall'inizio della disoccupazione o dall'uscita dal sistema d'istruzione formale”.

Il programma dovrebbe garantire ai giovani una molteplicità di opzioni: da un servizio di orientamento, a corsi di formazione qualificante, a una serie di misure volte a facilitare l’apprendistato, il tirocinio, l’autoimprenditorialità, il servizio civile e incentivi per le imprese ad assumere.

 

Come si aderisce al programma e che tempi ci sono?

Per aderire bisogna accedere e registrarsi al portale di Garanzia giovani.

Entro 60 giorni il centro per l’impiego al quale ci si è registrati (non è obbligatorio fare domanda nella propria regione di residenza ma è invece possibile sceglierne un’altra) deve fornire un primo colloquio di orientamento che indirizzi chi si è iscritto verso una delle diverse opzioni previste dal programma: un corso di formazione, un apprendistato, un tirocinio, il servizio civile o un percorso di autoimprenditorialità.

Dopo il primo colloquio, il programma si impegna a fornire entro 4 mesi al giovane iscritto un’offerta qualificata, che sia di lavoro o di formazione.

 

Perché sono coinvolte le Regioni?

A seguito della riforma del Titolo V della Costituzione le Regioni si sono viste assegnare non poche competenze in materia di politiche del lavoro.

Le Regioni (a cui si aggiunge la provincia autonoma di Trento, mentre quella di Bolzano non ha avviato il programma perché al di sotto del 25% di disoccupazione giovanile) hanno facoltà di scegliere in che modo ripartire i fondi a loro destinati, privilegiando un servizio piuttosto che un altro. All’amministrazione centrale spetta invece il compito di costruire e mantenere un’infrastruttura digitale comune (www.garanziagiovani.gov.it) sulla quale dovrebbe avvenire il primo contatto con i giovani coinvolti  e su cui si dovrebbero trovare opportunità di lavoro e segnalazioni di corsi ripartiti per area territoriale.

 

Che cosa non sta funzionando?

Vogliamo sapere quanti giovani le Regioni intendono contattare con i fondi resi disponibili dal programma, quante  opportunità offrire. E chiediamo massima trasparenza sugli obiettivi.

 

Perché è importante rispondere in tempo a chi si iscrive al programma?

L’Europa prevede tempi di risposta certi per chi si iscrive al programma Garanzia giovani: una volta registrato alla piattaforma l’utente deve essere ricontattato entro 60 giorni dal centro per l’impiego di riferimento. La risposta rapida è fondamentale non solo perché prevista da chi ha erogato i fondi, ma perché è uno degli strumenti indispensabili motivare i giovani, a dar loro speranza e a dare anche credibilità a un progetto ambizioso quale Garanzia giovani dovrebbe essere. Viceversa, ritardi, lungaggini, mancate risposte indurranno certamente i ragazzi alla sfiducia, all’idea che non sia possibile cambiare e uscire da una condizione di estrema difficoltà.

 

Servono corsi di formazione che siano utili e qualitativamente all’altezza delle aspettative?

Garanzia giovani prevede che le Regioni finanzino corsi di formazione che insegnino un mestiere ai neet o che ne amplino le competenze professionali. I corsi più utili sono quelli che tengono conto del tessuto economico e produttivo della Regione e della Provincia: nel distretto della calzatura ci si aspetta corsi per imparare a lavorare la pelle; in un’area costiera, professioni legate al mare. In passato non sono mancati casi di Provincie e Regioni che abbiano finanziato corsi totalmente privi di legami col territorio e quindi, molto spesso, senza concreti sbocchi professionali. O, ancora peggio, veri e propri corsi truffa, privi di serietà e per nulla utili a costruirsi un bagaglio di competenze spendibili nel mondo lavorativo.

Ciò accade perché quello dei corsi professionali è un business esattamente come tanti altri non improntato a scelte di natura qualitativa. Per vedersi riconosciuti quali enti erogatori di corsi, è sufficiente aver già rilasciato attestati. Senza alcuna valutazione qualitativa che tenga conto dell’utilità del corso. Gran parte delle Regioni finanziano questi enti con un meccanismo del 70% subito e del 30% a risultato ottenuto. Significa che anche se il corso non ha prodotto nessun risultato, non ha permesso a un giovane di accedere al mercato del lavoro, di trovare un tirocinio, chi ha erogato un servizio (evidentemente scadente) si troverà comunque col 70% del valore stimato del costo complessivo per persona.

Questo meccanismo, che rifugge da ogni considerazione sulla qualità offerta, può anche presupporre rapporti opachi tra chi finanzia e chi eroga il servizio. Rapporti di natura clientelare, ad esempio.

In attesa che vengano riformate le politiche per il lavoro, con la nascita di un’Agenzia Nazionale del Lavoro che abbia anche il compito di una valutazione, a livello centrale, dei corsi finanziati dagli enti locali, chiediamo che almeno il prefinanziamento venga ridotto al 50% di modo che chi fornisce un corso poco serio non si ritrovi comunque con un bel gruzzolo in tasca.

 

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