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2015: petizione diretta al Parlamento italiano
520.000 cittadini hanno chiesto a gran voce la cessazione del vitalizio agli ex parlamentari condannati per mafia e corruzione. Con la petizione più grande mai realizzata nella storia del nostro Paese un primo passo è stato fatto.
Prima di questa mobilitazione digitale il vitalizio erogato agli ex parlamentari condannati in via definitiva per reati di mafia e corruzione era una delle grandi contraddizioni del nostro Paese. La società civile si è imposta e attraverso la petizione di Riparte il futuro ha dato una risposta netta sul tema.
Abbiamo rivolto la nostra petizione ai membri degli Uffici di Presidenza di Camera e Senato per modificare i regolamenti e negare l’erogazione del vitalizio agli ex parlamentari condannati in via definitiva per mafia e corruzione.
In pochi mesi la petizione ha superato il mezzo milione di adesioni diventando di fatto la più vasta mobilitazione digitale mai organizzata in Italia. Portando il tema all’ordine del giorno dell’agenda politica e sui media, abbiamo interpellato i 38 membri degli Uffici di Presidenza di Camera e Senato, le persone che avevano il potere di procedere a modificare il Regolamento. Li abbiamo cercati sui social network, di persona e abbiamo raccolto pubblicamente le loro intenzioni. Abbiamo chiesto l’intercessione dei Presidenti di Camera e Senato, consegnandogli le firme dei cittadini, e infine abbiamo ottenuto la calendarizzazione della riunione congiunta.
Il 7 maggio 2015 la delibera sui vitalizi per i parlamentari condannati è stata finalmente approvata. Dall’entrata in vigore non riceveranno più il vitalizio i deputati e i senatori condannati, in via definitiva, a pene superiori a due anni di reclusione per tutti i delitti di mafia e per tutti i delitti che vanno dal peculato alla concussione. Il vitalizio non sarà più erogato neanche ai parlamentari condannati a due anni di reclusione per tutti gli altri delitti che hanno una pena massima prevista di 6 anni. È un progresso parziale ma la strada è imboccata, grazie all’azione della società civile.
Il 4 ottobre 2016 la lista dei parlamentari condannati a cui è stato tolto il vitalizio si è allungata.
Toni Negri, Cesare Previti, Giuseppe Astone, Giuseppe Del Barone, Luigi Farace e Luigi Sidoti; cosa avevano in comune queste 6 persone? Sono tutti parlamentari, tutti condannati a pene superiori ai 2 anni e hanno tutti superato gli ottant’anni. Fino a poco tempo fa queste persone, pur essendosi macchiati di reati molto gravi, continuavano a riscuotere dallo Stato lauti compensi – Previti ad esempio riceveva oltre 4.000 euro mensili – infatti i loro reati erano stati cancellati dal casellario giudiziario, come prevede la legge, per le persone oltre gli 80 anni.
Grazie alla campagna #stopvitalizio oggi quelle pensioni d’oro non vengono più erogate.
Si poteva fare meglio? Sicuramente sì, ad esempio introducendo l’abuso d’ufficio. Oppure inserendo reati con pena massima di 5 anni, per i quali scattano le intercettazioni telefoniche e ambientali, come pure abbiamo proposto. Poteva andare peggio? È ancora più sicuro: se questa delibera non fosse stata approvata tutto sarebbe rimasto come prima. I condannati per reati gravi avrebbero continuato a prendere il vitalizio pagato dai cittadini. Abbiamo proposto anche di bloccare la possibilità di “riabilitazione” e di “patteggiamento” per chi non abbia restituito il maltolto.